Dal punto di vista sintomatologico la cataratta provoca una progressiva riduzione dell’acuità visiva che viene percepita dal paziente come un annebbiamento visivo nella visione per lontano e/o per vicino e un cambio della refrazione (ossia un cambio della graduazione delle lenti). Altri sintomi comprendono difficoltà nella visione in condizioni di forte luminosità oppure al buio (ad esempio difficoltà nella guida notturna) e una alterata percezione dei colori,.
La diagnosi di cataratta viene formulata per mezzo di una visita oculistica completa comprendente:
- la valutazione del segmento anteriore ed in particolare del cristallino;
- la valutazione del fondo oculare;
- la valutazione del tono oculare;
- la valutazione dell’acuità visiva.
Dopo aver formulato la diagnosi di cataratta è opportuno sottoporre il paziente ad alcuni esami strumentali:
la microscopia speculare della cornea – la fine di valutare la presenza di patologie a carico dell’endotelio corneale come la distrofia endoteliale di Fuchs ( tale patologie se non diagnosticate e adeguatamente trattate in corso dell’intervento possono favorire la comparsa di uno scompenso corneale post-operatorio);
la biometria a coerenza ottica- al fine di valutare la lunghezza assiale per calcolare il potere della lente intraoculare da impiantare.
Qualora il paziente dovesse optare per l’impianto di una lente intraoculare “premium”, ossia,
una lente intraoculare torica che corregga l’astigmatismo preoperatorio, una lente intraoculare trifocale, difrattiva o EDOF per la correzione della presbiopia, oppure una lente intraoculare trifocale, difrattiva o EDOF associata ad una componente torica, appare opportuno effettuare anche i seguenti esami strumentali:
Tomografia a Coerenza Ottica al fine di escludere patologie retiniche come la presenza di patologie dell’interfaccia vitreo-retinica, la presenza di degenerazioni maculari legati all’età o edema intraretinico legato alla maculopatia diabetica o alle vasculopatie retiniche;
Topografia Corneale al fine di escludere la presenza di patologie corneali come il cheratocono e per valutare comn maggiore precisione l’asse dell’astigmatismo.
Non esiste una terapia medica per la cura della cataratta o per rallentare l’opacizzazione del cristallino.
L’unico trattamento per la cataratta è l’intervento chirurgico, che prevede la rimozione del cristallino opaco e la sua sostituzione con una lente intraoculare.
E’ consigliabile eseguire l’intervento chirurgico non appena la patologia venga riscontrato e ciò al duplice scopo di ridurre il traumatismo chirurgico a carico delle strutture intraoculari (legato all’uso degli ultrasuoni) e di consentire un immediato ripristino dell’acuità visiva, della percezione dei colori e della sensibilità al contrasto.
In questi anni sono state utilizzate numerose tecniche:
- l’estrazione extracapsulare utilizzata ormai per la gestione delle complicanze intraoperatorie;
- la SICS (small incision cataract surgery) utilizzata per la gestione delle cataratte molto dure (nigre);
- la Facoemulsificazione che utilizza gli ultrasuoni per rimuovere il cristallino attraverso una incisione minima di 2,2 o 2,4 mm;
- la FLACS ossia la femtolaser assisted cataract surgery che utilizza il laser a femtosecondi per effettuare le incisioni corneali, l’apertura della capsula del cristallino (capsuloressi) e la frammentazione del nucleo e il facoemulsificatore per rimuovere i frammenti del nucleo e per aspirare la corteccia del cristallino.